WiMIT incontra Pinar Pinzuti

Pinar Pinzuti è Project Manager per Bikenomist, scrive per Bikeitalia, è direttrice della Fiera del Cicloturismo, coordinatrice del movimento Fancy Women Bike Ride, ambasciatrice di Women In Cycling, membro del Consiglio Europeo della rete EuroVelo, nonché membro di WiMIT - Women in Mobility, Infrastructure, Transport .

Originaria di Izmir, in Turchia, avvia la sua carriera come analista e coordinatrice di progetti in aziende software. Dopo alcuni anni trascorsi tra Germania e Regno Unito, sceglie di realizzare il suo sogno e seguire la passione per la bicicletta.

Oggi Pinar è il cuore ed il motore di tante iniziative portate avanti sul territorio nazionale, e non solo, in ambito di turismo e mobilità ciclabile.

Il suo motto è “più donne usano la bicicletta, più donne saranno incoraggiate ad andare in bici”. Perché, come dice Pinar, questo è ciò che serve al nostro pianeta.

Se credi fermamente in un percorso che hai scelto per te stessa, continua con fiducia. Incontrerai persone che condividono la stessa visione e che uniranno le loro forze alle tue. L’essere protagonisti nel promuovere ciò in cui crediamo può fare la differenza nel nostro percorso e nel mondo che ci circonda.
— Pinar Pinzuti

Pinar, raccontaci un po’ di te.

Sono nata e cresciuta a Izmir, in Turchia. Dopo la laurea in filologia in Turchia, ho conseguito una seconda laurea in pedagogia in Germania. Dopo molti anni, prima come analista e poi come coordinatrice di progetti in aziende di software, ho deciso di seguire la mia passione per la bicicletta.

Inizialmente mi sono dedicata all’advocacy, per poi diventare una professionista nel settore del turismo e della mobilità ciclabile.

Oggi lavoro per Bikenomist, scrivo per la rivista Bikeitalia, sono direttrice della Fiera del Cicloturismo e coordinatrice del movimento globale "Fancy Women Bike Ride", ed ambasciatrice dell’iniziativa Women In Cycling. Sono anche membro del Consiglio Europeo della rete EuroVelo.

Ci sono molte donne nel tuo settore?

Io lavoro sia nel settore di bici che nel mondo della ciclabilità. 15 anni fa, quando partecipavo alle riunioni con le aziende di bici ero tra le poche donne in sala, molto spesso anche l’unica. Anche nel mondo delle associazioni per la promozione dell’uso della bici, c’erano più uomini che le donne. E lo stesso durante le uscite in bici di domenica mattina, quando tutti sfoggiano la tuta sportiva, vedevo pochissime donne.

Negli ultimi anni, le cose invece sono cambiate. Nel settore delle biciclette ci sono sempre più donne che stanno ricoprendo posizioni importanti, ci sono sempre più donne che lavorano per le aziende di mobilità sostenibile e sono imprenditrici nel settore del turismo attivo.

A cosa pensi sia dovuto il cambio di passo?

Questo cambiamento può essere attribuito a diversi fattori. In primo luogo, finalmente la bici non viene più concepita come un mezzo per uomini forti. C'è una crescente consapevolezza dell'importanza della bici per la salute e per l’ambiente, e le donne stanno abbracciando sempre più questo stile di vita.

Inoltre, ci sono campagne e iniziative che promuovono la diversità, incoraggiando la partecipazione femminile a eventi, competizioni e nel settore in generale. Le donne stanno dimostrando sempre di più il loro talento e la loro passione per il ciclismo, siano esse atlete, imprenditrici o appassionate di biciclette.

Quale aspetto del tuo settore pensi possa interessare altre donne ad intraprendere una carriera in esso?

Sicuramente, l'opportunità di promuovere e sostenere un cambiamento positivo. La bicicletta non è solo un mezzo per praticare lo sport, è un mezzo per la mobilità che ci permette di muoverci nelle nostre città sempre più affollate e trafficate. È però allo stesso tempo un mezzo per scoprire territori, imparare cose nuove e conoscere persone.

Inoltre, il settore delle biciclette può offrire spazi per l'innovazione e la creatività. Dal design alla tecnologia, ci sono molte sfaccettature interessanti che possono attrarre donne con una varietà di competenze e passioni. La possibilità di essere coinvolte nella progettazione di nuovi prodotti, nella promozione di eventi ciclistici inclusivi o nell'advocacy per infrastrutture ciclabili può essere un motivatore significativo.

Infatti, oltre alle aziende che si occupano della produzione del “mezzo del futuro” ci sono anche aziende private e pubbliche che si occupano dello sviluppo della ciclabilità, di servizi per i ciclisti e agenzie che ogni giorno si inventano un nuovo modo per raccontare la bici e la ciclabilità.

Trovo estremamente importante la presenza delle donne nel settore delle biciclette e nel mondo della ciclabilità anche perché assicura che le decisioni siano prese in modo più rappresentativo della società nel suo complesso. Le esigenze delle donne sono diverse da quelle degli uomini e la presenza di donne può servire da fonte di ispirazione per altre donne che desiderano entrare nel settore delle biciclette.

Di quali iniziative al femminile fai parte?

Faccio parte di due iniziative importanti.

Women In Cycling, che è una piattaforma internazionale per dare la visibilità alle donne che lavorano nel mondo della bici e ciclabilità per incoraggiare altre a considerare l’idea di entrare professionalmente nel settore.

La seconda, invece, nasce nel 2013, quando con una mia amica abbiamo lanciato un evento a Izmir, che poi in pochi anni è diventato un movimento di donne in tutto il mondo: la Fancy Women Bike Ride. Tra 2013 e 2023 ogni anno durante la giornata mondiale delle città senz’auto abbiamo organizzato in oltre 250 città una pedalata di sole donne per incoraggiare altre donne a rendersi visibili e utilizzare la bicicletta. Nel 2022 siamo state premiate dalle Nazioni Unite come esempio di leadership nella promozione dell'uso della bicicletta.

Pinar Pinzuti durante al Fancy Women Bike Ride

Sei anche membro del Consiglio Europeo per la rete EuroVelo.

Sì, mi sono candidata nel 2022, sono stata eletta e da lì è iniziata la mia “carica”. EuroVelo è il progetto europeo per la definizione della rete ciclabile sull’intero territorio europeo, purtroppo conosciuto ancora molto poco a livello italiano. La mia missione è far conoscere il progetto in Italia, in modo che venga incluso nelle strategie di pianificazione del territorio e di mobilità. Quando un progetto non è noto, non viene nemmeno definito un budget per la sua realizzazione, che verrà quindi sempre rimandata. In questo modo, perdiamo moltissimo valore.

Quale è stata la principale difficoltà che hai riscontrato nel corso della tua carriera?

Quando ho deciso di dedicare la mia vita professionale (e personale) alla promozione dell’uso della bicicletta, dovevo combattere molti cliché: la bici è un mezzo per poveri (si pensa spesso che chi utilizza la bici lo fa perché non può permettersi la macchina), chi va in bici deve vestirsi come un professionista del tour de france (si pensa che non si può andare in bici con le scarpe con i tacchi), andare in bici in città è pericoloso, i cicloturisti non lasciano “soldi” nel territorio, e tanto altro.

La primissima sfida è stata cambiare la mentalità, l’approccio e l’immagine della bici e delle persone che la usano. La difficoltà più grande forse è stato far capire queste cose proprio a coloro che lavorano da sempre nel settore e che non riescono a immaginare nulla di diverso da quello che hanno sempre visto e fatto.

Ci racconti un successo professionale di cui sei particolarmente fiera?

Viaggiare in bicicletta mi ha sempre fatto sentire libera e spensierata. Ho sempre amato quella dolce stanchezza che si prova alla sera, al termine di una lunga giornata in sella sotto il sole, magari controvento, alle volte sotto la pioggia.

Il problema però, per chi vuole viaggiare in bicicletta, è che le informazioni sono sempre scarse. Per ovviare a questo, sono stata felice di entrare nella squadra di Bikenomist in cui, attraverso il portale Bikeitalia.it, abbiamo cercato sempre di condividere le informazioni sui migliori percorsi in bicicletta e di raccoglierne il più possibile nelle fiere del turismo e negli eventi dedicati alla bicicletta.

Ho notato poi che nelle fiere del turismo la bicicletta era sempre un “di cui” trascurato e, nelle fiere di bici, la parte di turismo era sempre marginale. E allora mi sono detta: “Ci vorrebbe una Fiera del Cicloturismo”. Così abbiamo organizzato la sua prima edizione nel 2022.

E di cosa si tratta?

La Fiera del Cicloturismo non è una fiera di biciclette, perché i protagonisti di una vacanza in bicicletta non sono biciclette, componenti e accessori ma sono le persone e i paesaggi che attraversano. E perché il cicloturismo è democratico e alla portata di tutti. Anche per questo abbiamo deciso di mantenere l’ingresso gratuito per tutti.

La Fiera del Cicloturismo è quell’evento che avrei voluto visitare 15 anni fa quando ho iniziato a viaggiare in bicicletta, ma che allora non c’era. Quest’anno si svolgerà a Bologna, per la sua terza edizione, dal 5 al 7 aprile 2024. La Fiera del Cicloturismo è già diventata un appuntamento importante per i professionisti del settore e per gli appassionati di viaggi in bicicletta. Un evento che avvicina tantissime persone all’uso della bicicletta sia per le gite nel backyard che per le vacanze.

Quale consiglio daresti ad una te più giovane per affrontare al meglio il futuro professionale?

Direi che se credi fermamente in un percorso che hai scelto per te stessa, continua con fiducia. Incontrerai persone che condividono la stessa visione e che uniranno le loro forze alle tue. Essere attivi deriva dal verbo agire e quindi se crediamo davvero in qualcosa, dovremmo impegnarci a fare e a diffondere idee per "svegliare" le persone. L'essere protagonisti nel promuovere ciò in cui crediamo può fare la differenza nel nostro percorso e nel mondo che ci circonda.

Un bellissimo messaggio… Hai anche un motto personale?

Più donne usano la bicicletta, più donne saranno incoraggiate ad andare in bici perché questo è ciò che serve al nostro pianeta.

Parlando, invece, di WiMIT, quale è stata la tua prima interazione con noi?

Sono stata contattata da una componente del gruppo ed ho subito risposto con entusiasmo anche perché sono l'ambasciatrice del gruppo Women In Cycling a livello internazionale e ho sempre voluto che si creasse un gruppo di donne in Italia che si occupano dei temi sulla mobilità. Credo che ci sia bisogno di associazioni come questa in ciascun paese.

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