WiMIT incontra Monica Grosso
Monica Grosso è ricercatrice ed economista dei trasporti, lavora come Project Officer al Joint Research Centre della Commissione Europea e segue da vicino il progetto TRIMIS, Transport Research and Innovation Monitoring and Information System.
Cresciuta a Pavia, dopo la laurea in Economia e Management Marittimo e Portuale a Genova, si trasferisce ad Anversa, in Belgio, dove prende parte al Programma Marie Skłodowska-Curie ed agli studi di dottorato. L’attività di ricerca la porta nuovamente in Italia, dove oggi si occupa di tematiche connesse all’innovazione e alla ricerca nel mondo dei trasporti.
Per lei, la cosa che conta è avere la volontà ed impegnarsi per quello che si vuole ottenere, a prescindere dal genere, dall’ambito specifico, dai commenti altrui o dagli stereotipi.
“Non arrendersi, crederci, provare, magari cadere e poi rialzarsi.”
Monica, raccontaci un po’ di te.
Sono nata in Calabria, cresciuta in provincia di Pavia ed ho studiato a Genova Economia e Management Marittimo e Portuale. Sono poi andata in Belgio, ad Anversa, dove ho iniziato un Programma Marie Skłodowska-Curie e un Dottorato congiunto con l’Università di Genova.
Dopo essere tornata in Italia e aver lavorato nel settore della ricerca sui trasporti a Genova, dal 2017 lavoro come Project Officer al Joint Research Centre della Commissione Europea ad Ispra, in provincia di Varese, dove vivo con la mia famiglia.
Sono un’economista dei trasporti e mi sono formata in due delle principali università in Europea che si occupano di queste tematiche, Genova, in Italia, ed Anversa, in Belgio. Oggi, mi occupo di tematiche connesse all’innovazione e alla ricerca nel mondo dei trasporti.
Amo viaggiare, con il corpo e con la mente, leggere e stare in buona compagnia.
In cosa consiste il tuo lavoro?
Mi sono sempre occupata di ricerca nel mondo dei trasporti, applicata a trasporto marittimo, portuale e intermodale. Prima per l’Università, poi per l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale e per società di consulenza specializzate nei trasporti.
Al Joint Research Centre, mi occupo del Progetto TRIMIS, che si occupa di ricerca ed innovazione nei trasporti, coprendo diverse tematiche e modalità di trasporto.
Di cosa tratta il Progetto TRIMIS?
TRIMIS è il progetto che fornisce informazioni open-access su ricerca e innovazione nel settore dei trasporti in Europa, supporta l'attuazione delle politiche di trasporto dell'Unione Europea e a livello degli Stati membri, contribuendo al loro monitoraggio e sviluppo.
In sostanza, TRIMIS analizza le tendenze tecnologiche e le capacità di ricerca e innovazione nel settore dei trasporti europeo, guardando modalità ed obiettivi che sono stati prefissati in determinate aree di interesse, se questi siano stati raggiunti e quali sono le aree di ricerca su cui si dovrebbe investire nel futuro.
Ci sono molte donne nel tuo settore?
Sicuramente ci sono poche donne rispetto ai colleghi uomini, il mondo dei trasporti ha tradizionalmente visto la presenza di figure professionali che, per questioni culturali o di stereotipi, sono state associate a ruoli maschili.
Si può comunque osservare che l’attenzione alla presenza femminile, in termini di promozione occupazionale o di supporto alle problematiche vissute dalle donne nel mondo dei trasporti sta aumentando.
Cosa pensi sia necessario per avvicinare più donne al tuo settore?
Far conoscere. Non si conosce ancora abbastanza il ventaglio di opportunità lavorative che il mondo dei trasporti può offrire, di quante figure professionali esistano e di come sia interessante conoscere da vicino le dinamiche di settore che riguarda tutti noi, ogni giorno.
Per me, per esempio, è stimolante vedere come la ricerca e l’innovazione stiano cambiando il modo in cui ci spostiamo o ci sposteremo nel futuro.
Ci sono politiche messe in atto dalla Commissione Europea?
Nell’Unione Europea esiste, la Strategia per la Parità di Genere, che mira proprio ad una maggiore integrazione delle donne in relazione ai diversi settori economici, non escluso quello dei trasporti.
Esiste inoltre una piattaforma della Commissione Europea dedicata proprio alle donne nel mondo dei trasporti, Women in Transport che ha lo scopo di aumentare la presenza delle donne nel settore dei trasporti cercando di ottenere pari opportunità.
Ci racconti un successo professionale di cui sei fiera?
Sono contenta di fare un lavoro che mi piace, per il quale ho studiato e mi sono preparata.
Sono contenta di non aver mollato, di aver trovato la forza per continuare a credere che avrei potuto lavorare al Joint Research Centre e soprattutto di aver fatto tutto contando solo sulle mie forze!
Quale è stata la principale difficoltà che hai riscontrato nel corso della tua carriera?
Io sono stata molto fortunata, non ci sono stati grandissimi ostacoli, forse perché il mondo della ricerca è a sua volta un piccolo mondo nell’ambito dei trasporti. Ho incontrato diversi colleghi uomini che hanno creduto in me e mi hanno stimolato a crescere.
Nel corso della mia carriera ho però anche vissuto situazioni nelle quali sono stati premiati colleghi uomini, senza necessariamente avere profili professionali migliori del mio.
Come hai reagito in questa situazione?
Superata la frustrazione iniziale, sono andata avanti per la mia strada. Quando mi sono trovata in questa situazione, ho valutato un’altra opzione – non ho mai considerato una sola possibilità alla volta, ma ho sempre preferito tenermi aperte diverse opzioni.
Se guardo indietro, oggi sono felice di come si sia definito il mio percorso. Ho visto diverse realtà, dal pubblico al privato, e questo mi ha permesso di crescere, di arricchirmi e di comprendere meglio cosa mi piacesse di più e cosa meno.
Quale consiglio daresti ad una te più giovane per affrontare al meglio il futuro professionale?
La cosa che conta è avere la volontà ed impegnarsi per quello che si vuole ottenere, a prescindere dal genere, dall’ambito specifico, dai commenti altrui o dagli stereotipi. Non arrendersi, crederci, provare, magari cadere e poi rialzarsi!
Come hai conosciuto WiMIT?
Ho conosciuto una componente del gruppo WiMIT proprio ad una conferenza su tematiche trasportistiche e sono stata contenta di vedere che a livello nazionale esistesse un network italiano di donne che si occupano dei temi del trasporto e della mobilità.
È bene che sempre più donne prendano consapevolezza di non essere sole ad affrontare alcune problematiche, che ci sono colleghe che possono essere di aiuto o ispirazione, è bello sentirsi parte di un gruppo.
Cosa pensi si possa fare concretamente per promuovere la parità di genere?
L’uguaglianza di genere parte dalle piccole cose, parte da come educhiamo i nostri figli, parte da un cambiamento culturale. Cambiamento che può arrivare da ogni ambito della nostra vita, sia personale che professionale, se supportato da tante piccole e grandi azioni messe in atto ogni giorno da sempre più persone!