Città30, cosa significa per la sicurezza stradale
In seguito ai provvedimenti in vigore da gennaio 2024 nella città di Bologna, si è accesa un’ampia discussione in Italia sull’efficacia delle misure di riduzione della velocità a contrasto degli incidenti stradali in ambito urbano.
In questo articolo vogliamo fare il punto sugli obiettivi di aumento della sicurezza stradale e le linee guida adottati dalla comunità internazionale, sullo stato dell’incidentalità in Italia e sulle misure già adottate in altre città.
2021-2030 Decennio d'azione per la sicurezza stradale
Con l'adozione della risoluzione 74/299 del 2020 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sul "Miglioramento della sicurezza stradale globale", i governi hanno riaffermato il loro impegno nei confronti dell'Agenda 2030 e proclamato il periodo 2021-2030 come Decennio d'azione per la sicurezza stradale stabilendo l'obiettivo di ridurre il numero di morti e feriti per incidenti stradali di almeno il 50% entro il 2030.
Nel 2021, la World Health Organization (OMS) e le United Nations hanno lanciato il Global Plan come documento guida per sostenere l'attuazione dei suoi obiettivi.
Tale documento presenta la gestione della velocità come un intervento fondamentale in quanto influisce direttamente sulla probabilità e sulla gravità degli incidenti e aumenta l'efficacia di altri interventi di sicurezza.
Per quanto riguarda le aree urbane, dove c'è un mix di utenti della strada (automobili, ciclisti, motociclisti, ecc.), la guida raccomanda un limite massimo di velocità di 30km/h (20 mph). Secondo gli studi dell’OMS, infatti, la velocità è la causa primaria di almeno un terzo degli incidenti stradali e rappresenta un fattore aggravante laddove gli incidenti sono dovuti ad altre cause.
Numerose ricerche hanno documentato che negli incidenti stradali esiste una forte correlazione tra la velocità d'impatto del veicolo e la probabilità di morte degli utenti della strada più vulnerabili e non protetti, come i pedoni o i ciclisti.
Una ricerca realizzata dall’Università di Palermo ha studiato nel dettaglio le conseguenze sui pedoni di uno scontro con un veicolo che procede a velocità differenti e ha dimostrato che in uno scontro frontale veicolo-pedone la probabilità di morte del pedone è pari al 5% se il veicolo procede a velocità costante pari a 30 km/h, mentre è pari al 90% se il veicolo procede ai 50 km/h.
Incidentalità in Italia
Secondo i dati Istat-Automobile Club d'Italia, nel 2022 si sono verificati in Italia 165.900 incidenti stradali che hanno causato 223.475 feriti e 3.159 morti.
Il trend di crescita dell’incidentalità, che era ancora presente all’inizio degli anni 2000, è stato invertito in modo efficace a partire dal 2002 grazie misure di sicurezza passiva, legate ai veicoli, mentre poche misure hanno riguardato le infrastrutture o gli aspetti comportamentali (quali l’obbligo di cinture di sicurezza, caschi e sistemi di ritenuta per bambini, i controlli per il rispetto dei limiti di velocità con autovelox, l’implementazione del sistema tutor in autostrada, la creazione di infrastrutture più sicure, l'applicazione di limiti alla concentrazione di alcol nel sangue durante la guida e il miglioramento della sicurezza dei veicoli). L’effetto combinato di questi interventi tra il 2002 e il 2022 ha ridotto gli incidenti stradali del 37% (-55% morti e -41% feriti).
Analizzando il trend annuo, appare evidente come l’effetto degli interventi abbia avuto un grande impatto positivo tra il 2002 e il 2013, ma negli anni seguenti il livello di incidentalità si sia poi stabilizzato.
Fonte: elaborazione WiMIT di dati Istat-ACI 2000-2022
Per raggiungere obiettivo dell’agenda 2030 e ridurre ulteriormente l’incidentalità in Italia, è quindi strategico intervenire sulla sicurezza in ambito urbano che rappresenta l’ambito più critico per la concentrazione degli spostamenti e delle interferenze: secondo i dati Istat del 2022, infatti, il 73% degli incidenti stradali avviene su strade urbane, il 22% su strade extraurbane e il 5% sulle autostrade.
Mitigazione della velocità in area urbana in Italia
Da anni in Italia molte città hanno fissato il limite di 30 km/h presso edifici scolastici o limitate aree cittadine dette “Zone 30”.
La gestione della velocità e in particolare i 30 km/h sulle strade delle città sono indicati come un elemento fondamentale per ridurre l’incidentalità in Italia all’interno del Piano Nazionale Sicurezza Stradale 2030 (PNSS 2030), di conseguenza tutti i nuovi Piani Urbani della Mobilità Sostenibile (PUMS) prevedono l’applicazione di misure di riduzione della velocità a gran parte della rete viaria ad eccezione della viabilità principale.
Due città italiane hanno già approvato e applicato l’estensione di questa misura all’intera area comunale: Olbia e Bologna.
Nel 2021, la città di Olbia (60.000 abitanti) ha applicato per la prima volta la moderazione sull’intera scala urbana, il cosiddetto modello “Città 30”, che prevede il limite urbano a 30 km/h in tutto il centro abitato, ad eccezione delle principali strade di scorrimento che restano a 50 km/h.
A gennaio 2024, Bologna (390.000 abitanti) ha esteso la zona 30 del centro storico all’intera area urbana e applicato il modello Città 30 con l’intento di aumentare la sicurezza stradale e realizzare un nuovo concetto di città, come luogo più confortevole, con strade più accessibili e sicure, con nuove aree verdi e pedonali e con più spazi protetti per bambini e persone vulnerabili.
Fonte: www.bolognacitta30.it
Bologna ha impostato un sistema di monitoraggio per valutare l’efficacia delle misure adottate. I primi segnali mostrano risultati positivi rispetto alla riduzione dell’incidentalità, ma i dati sono ancora troppo limitati per essere statisticamente rilevanti.
Città30 in Europa e nel mondo
Londra è stata la prima città europea ad implementare le zone a 20 miglia orarie (32 km/h) nel centro cittadino a partire dal 1991 e oggi le ha estese a 140 chilometri di strade urbane.
Lo studio realizzato dagli esperti della London School of Hygiene and Tropical Medicine, U. of London ha valutato le conseguenze dell’introduzione delle zone 20 miglia orarie (32 km/h) nella capitale britannica. Su un arco temporale di vent’anni il provvedimento ha portato ad una riduzione delle vittime (morti e feriti gravi) del 35% tra i pedoni, del 38%, tra i ciclisti e del 39% tra i motociclisti.
Nel 1992 hanno sperimentato questo modello le città di Graz e Zurigo e nel 2004 Helsinki dove oggi è esteso all’intera rete stradale della capitale finlandese. Negli ultimi cinque anni si sono aggiunte altre 34 grandi città europee.
Nel 2014 New York City è stata la prima città degli stati uniti ad implementare la VisionZero e limiti di velocità pari a 25 miglia orarie (40 km/h). Dal 2014 al 2023, la città di 8.5 milioni di abitanti ha ridotto del 45% il numero di morti e del12% il numero di feriti.
Fonte: Dataroom